Festival di Sanremo: una radio –
Piedigrotta di venti canzoni;
una giostra di canti e di suoni
fra le luci di quel Casinò.
Se col capo crinito d’alloro
il Petrarca salì in Campidoglio
e la Musa fremente d’orgoglio
quella fronte superba baciò,
or gli allori li avran Mascheroni,
Nisa, Biri, Donida, Galante…
Se in quei versi l’unghiata di Dante,
di Petrarca l’unghiata non c’è,
non importa: la musica è un’ala
che se al piede d’un verso s’aggiunge,
con un trillo l’azzurro raggiunge,
mille sogni portando con sé.
Oh canzoni, felice reame
di sospiri, di bocche baciate,
di viole e di rose sbocciate,
dove il mondo non fa che all’amor…
Oh canzoni, ove il cuor si disperde,
ove un dèmone o un angiol sei tu,
e la luna si veste dì verde,
mentre il cielo si tinge di blu…
Per tre sere si svolge a Sanremo
una giostra di venti canzoni,
una festa di canti e di suoni,
di cui tutti in ascolto saran.
Le persone assennate non sanno
che milioni di cuori in attesa,
con le orecchie e con l’anima tesa,
per tre sere alla radio staran.
Ma è pur questa la nostra ricchezza:
se la vita ci tassa e tartassa,
noi cantiamo e cantando ci passa,
rataplan, rataplan, rataplan!