Prima Edizione – Giannini, Napoli, 1921

Altre edizioni:

  • Rime Distillate (Chimica in versi) – Giannini, Napoli, 1921
  • Chimica in versi. Inorganica e organica, prefazione di Guido Manacorda – Mursia, Milano 1926
  • Chimica in versi – Rime Distillate – Zanichelli, Bologna, 1928
  • Chimica organica in versi – Rime Bidistillate – Zanichelli, Bologna, 1929
  • Chimica in versi – Rime Distillate – Signorelli, Roma, 1939
  • Chimiche in Versi inorganica e organica – Signorelli, Roma, 1942
  • Chimiche in Versi inorganica e organica – Signorelli, Roma, 1955
  • H2O famosa formula della sostanza che al mondo trovasi più in abbondanza – Mursia, Milano, 1987
  • H2O famosa formula della sostanza che al mondo trovasi più in abbondanza – Mursia, Milano, 1989
  • H2O La Chimica in Versi – Mursia, Milano, 2004
  • H2O La Chimica in Versi – Pancallo, Locri, 2006
  • H2O La Chimica in Versi – Mursia, Milano, 2010
  • H2O La Chimica in Versi – Mursia, Milano, 2019

INORGANICA


PREFAZIONE

Da giovane studente, alunno d’istituto,
non andai mai d’accordo col piombo o col bismuto;
anche il vitale ossigeno mi soffocava; il sodio,
per un destino amaro, sempre rimò con odio;
m’asfissiò forte a scuola, prima che, in guerra, il cloro;
forse perfino, in chimica, m’infastidiva l’oro.
E di tutta la serie sì numerosa e varia
di corpi e d’elementi, sol mi garbava l’aria,
quella dei campi, libera, nel bel mese di luglio:
finché non m’insegnarono che anch’essa era un miscuglio!
Un vecchio professore barbuto, sul cui viso
crostaceo non passava mai l’ombra d’un sorriso,
un redivivo Faust, voleva ad ogni costo
saper da me la formula d’un celebre composto.
Non sapevo altre formule che questa: H20;
e questa dissi: il bruto, senz’altro, mi bocciò.
Poi ch’era ancor più arida nella calura estiva,
io m’ingegnai di rendere la chimica più viva;
onde, tradotta in versi, l’imparai tutta a mente,
e in versi, nell’ottobre, risposi a quel sapiente.
Accadde un gran miracolo: quell’anima maniaca,
che non vedeva nulla più in là dell’ammoniaca,
dell’acido solforico, del piombo e del cianuro,
rise, una volta tanto, e m’approvò: lo giuro!
Mi lusingò quel fatto: volevo far l’artista,
e invece, senz’accorgermi, divenni un alchimista…
Oggi distillo e taccio in un laboratorio,
dove la vita ha tutto l’aspetto d’un mortorio.
E vedo, in fondo, dato che non conosco l’oro,
dato che ancor mi soffoca, sempre accanito, il cloro,
che non avevo torto, e il mio pensier non varia:
la miglior cosa, amici, è l’aria, l’aria, l’aria!… 

da Chimica in versi-rime distillate – Roma 1939 – Signorelli Editore – pag 1



OSSIGENO 

È abbondantissimo
tanto allo stato
di corpo libero
che combinato: 

entra negli acidi,
nei minerali,
e nelle cellule
dei vegetali. 

Tutti conoscono
come dell’aria
formi l’aliquota
più necessaria, 

perché vivifica
l’emoglobina,
che senz’ossigeno
 cade in rovina. 

L’acqua, ch’è il merito
suo principale,
n’ha una grandissima
percentuale. 

S’ottien l’ossigeno
quand’è scaldato
il sal potassico
detto clorato: 

è consigliabile
molta attenzione
contro il pericolo
d’un’esplosione. 

Con altri metodi,
come il processo
elettrolitico,
s’ottien lo stesso, 

L’industria chimica
l’ottiene ancora
dall’aria liquida,
quando svapora. 
È un gas insipido,
privo d’odore,
e non combinasi
sol col fluore. 

Se con l’idrogeno
misto si trova,
assai per fondere
metalli giova: 

la fiamma ossidrica
è molto calda
ed autogenica-
mente li salda. 

Non combustibile,
è comburente;
s’ottiene liquido
difficilmente. 

Ha come simbolo
soltanto un O.
Senz’esso vivere,
ah, non si può! 

da Chimica in versi-rime distillate – Roma 1939 – Signorelli Editore – pag 6-7



ATOMO

Si sa che l’atomo
è il fondamento,
la parte minima
d’un elemento,

I cui caratteri
però – s’osservi –
inalterabili
sempre conservi.

Già indivisibile,
invece adesso
si può dividere
l’atomo stesso

in ben più piccole
parti, le quali
hanno caratteri
loro speciali,

che differiscono
dall’elemento
dopo… chiamiamolo
lo smembramento.

Trovi nell’atomo,
in generale,
un nucleo atomico
(parte centrale)

ed un involucro,
che d’ordinario
corteccia chiamasi,
o planetario.

Il nucleo atomico
di cui s’è appreso,
e a cui dell’atomo
si deve il peso,

Di piccolissime
parti s’avviva
di cui la carica
è positiva

– parti che soglionsi
chiamar protoni
e di particole
neutre: i neutroni

(questi derivano
da un elettrone
accomunatosi
con un protone).

Hanno i corpuscoli
del planetario,
invece, elettrico
segno contrario:

son dei corpuscoli,
detti elettroni,
che intorno al nucleo
 e ai suoi protoni

perenni girano,
come or si sa,
a un’incredibile
velocità.

In questo involucro,
fra lor legati
posso distinguersi
parecchi strati,

dei quali l’ultimo,
meglio, il più esterno,
è importantissimo,
se ben discerno,

perché determina
a suo talento
le virtù chimiche
dell’elemento.

Il nucleo atomico
è, viceversa,
con metamorfosi
più che perversa,

il responsabile
della “fissione”:
in altri termini,
la reazione

Or non più chimica,
ma nucleare:
la bomba atomica
sta per sbocciare…

H2O La Chimica in Versi – Pancallo Editore – 2006 – pag 21-22



ORO

Non è, pei chimici
che un vago Au;
ma in questo simbolo
quante virtù, 

se per rincorrere
questo metallo
inossidabile,
di color giallo, 

l’uomo, che a chiacchiere
gli è quasi ostile,
dato che subdolo
lo chiama e vile, 

sfida ogni ostacolo,
gramo e infelice
sudando al solito
sette camicie!… 

Si trova libero
l’oro in natura:
da sabbie aurifere
lo si depura. 

Tagliato in lamine,
è trasparente
con una vivida
luce virente. 

E’ malleabile,
duttile è l’oro
ed è intaccabile
solo dal cloro; 

e poiché sciogliesi
nell’acqua regia,
di questo titolo
la privilegia: 

quivi sciogliendosi,
forma il cloruro.
Poi l’oro, in genere,
quand’esso è puro, 

siccome è tenero,
non lo s’impiega:
perciò s’adopera
più spesso in lega. 

Di cloruro aurico
la soluzione
nei corpi organici
si decompone; 

è riducibile
agevolmente,
rosso solubile
deliquescente, 

ed anche in seguito
a calor lento,
l’oro deposita
polverulento. 

Questo la chimica
dice. Io vi dico
che l’oro è l’unico
sincero amico; 

ch’è d’ogni spirito
l’unica meta;
che per disgrazia
non n’ha il poeta, 

ché se, al contrario,
ne avesse a iosa,
certo la chimica…
restava in prosa! 

H2O La Chimica in Versi – Pancallo Editore – 2006 – pag 148-149

ORGANICA


PETROLI

Miscele multiple
d’idrocarburidi
norma saturi,
puri ed impuri,

chiamate in genere
nafte o petroli,
son nelle viscere
di certi suoli.

Constano in massima
di paraffine,
dai primi termini
fino alla fine.

Spontanei svolgonsi
a mano a mano
i gas volatili,
come il metano;

il greggio liquido
si sottopone
indi in metodica
distillazione.

Distilla subito
la gasolina
e ad usi varii
la si destina:

è in fondo, un liquido,
quasi per sano,
fatto dei termini
pentano, esano.

Ed altri liquidi
poi, dai settanta
fino ai centigradi
centosessanta,

vanno a raccogliersi
nei recipienti:
alcuni s’usano
come solventi,

mentre un’aliquota
che si raffina
dà un combustibile
ch’è la benzina,

prezioso liquido
d’uso sovrano,
indispensabile
per l’aeroplano,

per l’automobile
e – perché no?
anche per togliere
l’unto al paltò.

C’è quindi l’ultimo
frazionamento,
che arriva in genere
fino ai trecento,

e il vero e proprio
petrolio dà,
ossia quel liquido
che ognuno sa.

Resta il residuo
che si scompone
quando distillasi
senza pressione,

e da cui traggonsi
gli olii pesanti,
che son degli ottimi
lubrificanti,

nonché, notissima,
la vaselina;
s’estrae, per ultima,
la paraffina,

in una solida
massa incolora:
per le steariche
la si lavora.

Come il petrolio
s’è, mai formato?
Varie le ipotesi
ch’han formulato,

ma che si possono
ridurre a tre.
Alcuni credono,
come il Pictet,

che la sua origine,
a quella uguale
del carbon fossile,
sia vegetale.

Altri lo vogliono
far derivare
dalla preistorica
fauna del mare.

Altri sostengono
ch’esso risale
ad un’origine
sol minerale.

Tutti dimostrano
la loro tesi
con degli esempii
così palesi,

con tale spirito
di convinzione,
che sembra ch’abbiano
tutti ragione.

Certo è ch’è un liquido
non troppo aulente
,anzi è un po’ fetido,
benché il potente

re del petrolio,
ricco a miliardi,
trovi ch’è un balsamo
fra i più gagliardi.

H2O La Chimica in Versi – Pancallo Editore – 2006 – pag 161- 162-163



GLICOGENO

La funzione ch’ha l’amido
nei corpi vegetali
è quella ch’ha il glicogeno
in seno agli animali.

Polvere amorfa, insipida,
bianca, questa sostanza
nei muscoli e nel fegato
ha sopratutto stanza

e vi si fa più povera
in seguito a digiuno,
mentre chi mangia… Immagino
quanto ne avrà qualcuno!

da Chimica in versi-rime distillate – Roma 1939 – Signorelli Editore – pag 158



IL CORPO UMANO

Ecco un’analisi
non troppo amena,
che ha fatto un màcabro
dottore a Jena:

preso un cadavere,
l’ha decomposto,
con molto scrupolo
stimando il costo.

L’ossa forniscono
tanta calcina
dal far l’intonaco
d’una cucina,

e si ricupera
tanta grafite
da far al massimo
cento matite.

I grassi abbondano
– strano contrasto! –
pure in chi è solito
saltare il pasto.

Da tutto il fosforo,
piedi compresi,
al più ci scappano
mille svedesi,

mentre distillasi
dal corpo vile
d’acqua…potabile
tutto un barile.

Il ferro è in minime
tracce, di modo
che non ci fabbrichi
neppure un chiodo:

fatto stranissimo
perché da vivi
di chiodi, in genere,
non siamo privi.

Ma ciò che supera
le previsioni
più catastrofiche
sono i bottoni;

ne ottieni un numero
fenomenale,
sì che un legittimo
dubbio t’assale:

fece l’analisi
quell’alchimista
sopra lo scheletro
d’un giornalista?…

Volendo vendere
questi elementi
ai poco modici
prezzi correnti,

ci si ricavano
venti lirette:
alcune scatole
di sigarette…

Che cifra misera!
Solo conforto,
se si considera
che l’uomo morto,

oscuro o celebre,
ricco o pezzente,
sciocco o filosofo,
vale ugualmente.

Ed è ridicolo,
in fondo in fondo,
che, mentre vivono
su questo mondo,

sia dian cert’arie
tanti mortali,
se poi gli scheletri
son tutti uguali!…

H2O La Chimica in Versi – Pancallo Editore – 2006 – pag 239-240



CONGEDO

A che tentai la chimica snervante,
le formule accordando su la cetra?
Speravo forse di trovar la pietr
filosofale? di scoprir diamante?

Diamante mi son gli occhi delle belle
innamorate: inutile tesoro,
che mi sorride e non mi tenta! E l’oro…
Conosco solo l’oro delle stelle,

che troppo è lungi per i miei bisogni!
E l’anima soltanto se ne sazia,
se in cerca di fantasimi si spazia
pei cieli, nelle notti dei miei sogni…

Quanti veleni studiai profonda-
mente! E un veleno non ho mai trovato
che uccida il dubbio, o un solo preparato
che ossigeni la fede moribonda.

Chimica astrusa, dunque, a che mi servi?…
Glielo dicevo: – Babbo, ve lo giuro,
perdo quattr’anni… – Almeno, il tuo bromuro
fosse capace di calmarmi i nervi!

Ah via, provette ed acidi! Via, via,
arida scienza! E lasciami soltanto
un bel crogiuolo, ch’io vi fonda in canto
il piombo della mia malinconia!…

da Chimica in versi-rime distillate – Roma 1939 – Signorelli Editore – pag 192-193