CAVALIERE ALBERTO. 
Io non sono un rappresentante della Calabria, ma come calabrese di origine mi si consenta di unire la mia voce a quella dei colleghi calabresi, una voce di dolore e di compianto per la sciagura che si è abbattuta sulla loro, sulla nostra terra, ma anche una voce di protesta, direi di sdegno, per le incoscienti manchevolezze, non dico di questo Governo, ma di tutti i governi che si sono succeduti da decenni.
Noi sappiamo benissimo che non è stato i1 Governo democristiano a provocare il nubifragio; ma indubbiamente, se si fossero prese in tempo quelle misure inutilmente invocate da tanti anni, il disastro non avrebbe raggiunto questa entità.
Un collega monarchico diceva ieri sera che questo non è i1 momento delle polemiche. Invece, secondo me, è proprio ora i1 momento delle polemiche, mentre la piaga è ancora viva, mentre più imperiosa si sente la necessità di provvedere con qualche misura definitiva. Perché sappiamo che questo stato di cose si perpetua d a tempo immemorabile. Nel 1880, l’onorevole Giustino Fortunato parlava in quest’aula dei dolori, delle sventure c delle miserie del Mezzogiorno. A settanta anni di distanza, identiche parole sono state pronunciate dagli onorevoli Lucifero, Mancini e dagli altri colleghi che mi hanno preceduto. Ma sappiamo benissimo come vanno a finire queste cose dopo che si sono pronunciate commoventi parole, dopo le retoriche commemorazioni, dopo le grandi promesse, sia pur formulate in buona fede. Di nuovo scenderà la rassegnazione negli animi, di nuovo scenderà i1 velo dell’oblio su quelle regioni.
Due mesi or sono, dopo 15 anni di assenza, sono stato a Cittanova, cittadina di 20 mila abitanti, dove ho passato l’infanzia. Ho avuto la dimostrazione dei danni provocati dai torrenti, che attendono ancora l’arginatura, ho visto scuole sistemate nelle stalle. Ho visto gente sistemata in tuguri: 9 o 10 persone vivono insieme alle bestie in antri in cui manca la luce e la virtù. Sì, anche la virtù: perché questa non può attecchire quando si vive in simile promiscuità, dove bambini di 5 anni non hanno più nulla da imparare dalla vita, anzi avrebbero molte cose da disimparare. I documentari “Incom”che ci fanno vedere le magnifiche realizzazioni del Governo, perché non ci mostrano anche questi spettacoli?Forse perché dinanzi a questi spettacoli nessuno potrebbe più dormire con la coscienza tranquilla. L’onorevole Maglietta, nel suo bellissimo discorso di alcune ore fa, tenuto dinanzi a pochi deputati e agli stenografi, diceva che ogni tanto gli uomini dovrebbero rileggersi la Bibbia per trovare un po’ di pace nella loro coscienza. Ebbene, rileggete la Bibbia, soprattutto i1 libro di Giobbe; vi troverete questi due versetti: (( All’Onnipotente non sono ignoti i tempi futuri, ma i suoi servitori non prevedono il giorno della vendetta». E quest’altro: (( Fecero gemere gli uomini nelle città e nei campi e il dolore dei miserabili levò alte strida, e Iddio non lascia impunite simili cose».
Parole vecchie di 26o 27secoli ma che ciascuno potrebbe ripetere oggi con altrettanta giustizia in piena civiltà cristiana; e la colpa di questo è la babele sociale in cui viviamo. Se la produttività degli uomini si è ingigantita e vi sono ancora milioni di esseri che vivono in queste condizioni, ciò vuol dire che la civiltà non ha più il diritto di compiere la propria opera con i mezzi attuali. Ma questo discorso mi porterebbe lontano. Voglio soltanto invitare il Governo a prendere tutte le necessarie provvidenze.
Non si parli dei pochi milioni di cui dispone il fondo destinato alle alluvioni: non vi sono capitoli stagni dinanzi alla paura della morte e al dolore dei vivi. Bisogna provvedere al più presto, e non nel timore del giorno della vendetta preconizzato da Giobbe, ma per il decoro del nostro paese, e soprattutto per il decoro dell’umanità.