Prima Edizione – Sonzogno, Milano, 1945

Altre edizioni:

  • Satire politiche  – Ed. Academia – 1952 (pag. 143)


ANTIEROICA (1924) – Stecchettiana

Conosci tu il paese 
retto da leggi buone, 
dove ogni vil borghese 
sia solo un pecorone? 

dove non debban tutti 
esser eroi per legge? 
dove il tosato gregge 
un despota non sfrutti? 

dove nessuno porti 
nastrini e distintivi? 
che lasci in pace i morti? 
che non disturbi i vivi? 

dove ogni antica vacca 
non abbia il suo tempietto? 
dove non faccia effetto 
la solita patacca? 

e dove i saltimbanchi 
non siano pezzi grossi, 
nè michelini bianchi, 
nè cesarini rossi? 

e dove ogni benito 
venuto da Predappio 
metter non possa il cappio 
a un popolo tradito?

Oh, se d’un tal paese 
v’è nota l’esistenza, 
voglia te,anche a mie spese, 
mandarmici d’urgenza! 

lo non vi chiedo, eroi, 
che un calcio nel pretérito, 
poiché non ho alcun merito 
per rimaner fra voi! 

da Satire politiche – Sonzogno, Milano, 1945



LA PREGHIERA DEI SOPRAVVISSUTI
(Parigi 1930) 

Odi, Signore Iddio grande e tremendo! 
Se cotanto peccammo, combattendo, 
da meritare l’onta e la vergogna 
d’un giogo senza nome, d’una gogna

infame, noi, che amammo anche la gloria; 
se, artefici di pace e di vittoria, 
prendemmo Trento e non prendemmo Roma; 
se, fanterie vilissime da soma, 

non ardimmo assaltare un Ministero, 
ma, gente vile sordida ed avara, 
non sapemmo morir che all’Ortigara, 
non sapemmo morir che al Monte Nero, 

Tu perdona, Signor, tu benedici 
pur noi, pur noi che non avemmo Ceka, 
pur noi che, figli d’una sorte bieca, 
non uccidemmo, o Dio, che dei nemici ! 

Non furono (fu colpa?), i nostri rotti 
camminamenti carsici, macchiati 
dal vostro sangue, Amendola, Putati, 
e dal tuo vivo sangue, o Matteotti. 

E Garibaldi era ancor vivo e, insonne 
avventuriero in cerca di ventura,
riconsacrava la sua fede pura,
insanguinando i sassi delle Argonne. 

Ma in un cielo di fango, umido e scialbo, 
naufragò quell’aurora: oggi, Caino 
siede incensato al lugubre festino, 
ed è l’eroe del giorno Italo Balbo. 

Ecco, Signore, e noi veniam col cinto 
dei penitenti, stretti dal cilicio : 
Tu perdona, Signore, il sacrificio,
Tu perdonaci, Dio, se abbiamo vinto! 

Per la nostra vergogna, ch’è sì grave, 
Tu perdona, Signore, il sangue sparso, 
scorda Gorizia, e il contrastato Carso, 
scorda Vittorio Veneto ed il Piave!

Non ti chiediamo, Dio, gloria d’impero, 
vessilli di conquista, aquile in mostra, 
ma un asilo pel braccio e pel pensiero : 
trova, fra tante patrie, anche la nostra!

da Satire politiche – Sonzogno, Milano, 1945



MIMETISMO

Corsero alla riscossa e alla vittoria, 
vivificando come per incanto, 
nel cuore della patria, dopo tanto, 
la disseccata linfa della gloria. 

Oggi, però, (son tempi scombinati) 
fra tanti puri eroi scesi dai monti, 
ferve il tripudio dei camaleonti, 
la sagra degli eroi « mimetizzati». 

To’ to’, chi si rivede! Il bel gaudente, 
che frequentava i balli… clandestini, 
sfidando la giustizia dei «Mutini». 
Partigiano anche lui, naturalmente…

To’ to’ chi si rivede! L’attendista, 
rimasto cautamente alla finestra,
incerto ancora fra sinistra e destra, 
per metà «demo » e per metà fascista…

To’ to’, ma che sorprese! Il malandrino 
degli angiporti della borsa nera! 
Egli ha una ricevuta e la sbandiera: 
ha dato per la causa un milioncino… 

Quell’altro? È un impostor d’antico stampo, 
che applaudì la repubblica-cuccagna: 
ora scende anche lui dalla montagna 
(che vide col binocolo da campo…).

E’ gente che di sacro ha solo l’osso 
e che di retto ha solo l’intestino; 
gente che, ligia a un placido destino, 
mangia dovunque e beve a più non posso;

gente ch’è sempre in sella e nulla rischia; 
che all’ ora buona sa virar di prua: 
oggi proclama che la patria è sua, 
ma mette il sacco in salvo e se ne infischia; 

gente che con la fede dei cocciuti 
giurava sulle nuove armi segrete, 
dicendo fino all’ultimo: «Vedrete! 
Questione d’ore, forse ,di minuti…»,

e il giorno dopo, come niente fosse, 
urlava per le strade di Milano, 
plaudendo con fervore partigiano 
al tricolore e alle coccarde rosse… 

Ma non perciò la vita è meno bella, 
non perciò sa d’amaro o è sconsacrata 
la santa libertà riconquistata, 
che gli oppressi d’un giorno oggi affratella. 

E, per fortuna dell’umanità, 
l’armi segrete c’erano davvero, 
ma le avevamo noi, non è un mistero, 
ed eran due: giustizia ed onestà.  

da Satire politiche – Sonzogno, Milano, 1945



PANE NOSTRO

È giunto il tempo della mietitura; 
splendon le messi in una luce bionda, 
e la fatica libera e gioconda 
ferve sui campi, sotto la calura. 

Come va, come va, povero grano? 
So che tu pure l’hai scampata bella,
fra carri armati e tutta una procella 
di cannonate e bombe d’aeroplano. 

T’è ançlata bene, in fondo, e son contento, 
perché t’ho sempre avuto in alta stima: 
oh, il pane, il pane tuo (quello di prima) 
e i tuoi spaghetti! Ancora li rammento …

T’eri guastato, poi: fu l’autarchia, 
l’effimera autarchia – non per tua colpa –
­che insieme ti cacciò con qualche polpa 
di strane piante ed altra compagnia.

Così candida un giorno e così pura, 
la tua farina diventava mista 
e (pensa che vergogna!) è stata vista 
far comunella con la segatura; 

l’avevano corrotta ed avvilita, 
al punto da costringerla, per anni, 
ad abbellir la mensa dei tiranni 
e dei ricchi soltanto… Ora è finita.

Avremo ancora il pane abburattato 
per qualche tempo e magre le scarselle; 
remote nostalgie di tagliatelle 
ci saliran dall’arido palato.

La vita è sempre, ancora, un po’ anormale; 
continuano a mancar tante risorse, 
e di quel pane non potremo, forse, 
dire neppure: «Come sa di sale!…».

Ma più lieve quest’anno è la fatica 
che, dopo tanti affanni e tanta guerra, 
ricava il pane dalla buona terra, 
giovane sempre, giovane ed antica. 

Sappiamo che oltre Brennero, quest’anno, 
il nostro pane non sarà spedito 
e offerto al formidabile appetito 
dell’insaziato Moloch alemanno. 

E, soprattutto, questo bene aurato, 
che splende al sole in una bionda luce, 
dopo vent’anni – ohibò – non è più il duce, 
ma finalmente è Dio che ce l’ha dato!

da Satire politiche – Sonzogno, Milano, 1945